Dal libro al film: Fight club e altre opere di Chuck Palahniuk

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La seconda regola di Chuck Palahniuk è che non bisogna mai parlare di Chuck Palahniunk.

La prima regola di Chuck Palahniuk è che non bisogna parlare di Chuck Palahniunk.

Palahniuck (Pasco, 21 febbraio 1962) è come il suo stesso Fight Club: un autore underground per una cerchia di adepti che si sono prostrati alla lettura di uno stile frammentato e psicotico, un mondo letterario in cui si scardinano le convenzioni della buona sintassi in nome del ritmo ossessivo della parola, una setta di cui molti fanno parte proprio per il sapore così anticonvenzionale e lo stile elettrizzante, un luogo in cui le regole sono dettate dallo stesso artefice e che sono ciecamente accettate.

Provocatorio e controverso, delirante e lucido al contempo, dedito ad una spietata critica sociale ma senza la pretesa di dare delle risposte, Palahniuk è uno scrittore che davvero mette sul piatto contenuti che stuzzicano il palato e prendono alla “pancia”, ma che non avrebbero la stessa efficacia se non fossero presentati con uno stile unico ed originale.
È dunque impossibile parlare dei libri di Chuck Palahniuk senza considerare il modo in cui racconta le sue grottesche e paradossali storie, dato che l’aspetto stilistico, l’atmosfera, il mondo raccontato, necessariamente si compenetrano.

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Chuck Palahniuk nasce il 21 febbraio del 1962 a Pasci, nello stato di Washington. Il suo cognome è derivante da origini ucraine ma nel suo sangue scorre anche la nazionalità russa (da parte di madre). Si laurea in giornalismo ma dopo alcune esperienze per piccole testate ed emittenti radiofoniche, decide di lavorare come meccanico e di darsi al volontariato, accompagnando alla morte i malati terminali. Liberato finalmente dagli schemi del giornalismo e ispirato da queste esperienze incomincia a mettere le basi per scrivere Fight Club. Parallelamente inizia a frequentare un laboratorio di scrittura (Dangerous Writing) tenuto da Tom Spanbauer che ha successivamente influenzato in maniera importante il suo stile minimalista. Oltre a Fight Club(inizialmente pensato come racconto all’interno della raccolta La Ricerca della felicità) l’autore è noto per il suo best seller Soffocare e il terrificante Ninna Nanna.

In tutti i suoi libri Palahniuk propone uno stile asciutto, graffiante e iper-scientifico, che ricorda quello dei Cannibali italiani degli anni ’90. I contenuti sono grotteschi e nichilisti al contempo, in cui la critica ai mass media va di pari passo a quella al consumismo. In alcuni libri sfrutta la ripetizione per creare un’atmosfera di ridondante morbosità (come appunto Fight Club), altri come Ninna Nanna la narrazione è più distesa, stridendo con i terribili contenuti. Alcuni hanno una più tradizionale sintassi altri, come Pigmeo, rasentano l’avanguardismo per scelte grammaticali e lessicali.

Ma che cosa succede ora alla scrittura di Palahniuk?

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Beautiful You è un libro uscito in Italia nel 2015 e viene presentato dalla casa editrice come “Cenerentola riscritta da Cuck Palahniuk“. La trama è semplice: una ragazza scialba e priva di ambizioni viene inaspettatamente circuita dallo scapolone d’oro d’America, il quale però la vuole soltanto “usare” (con tutte le virgolette del caso) per sperimentare su di lei una nuova linea di giocattoli erotici chiamata Beautiful You. La collaborazione tra i due risulta talmente efficace da provocare un’incredibile sex toys dipendenza in tutte le donne del mondo Occidentale in grado di comperare i prodotti Beautiful You e a quel punto la protagonista, avendo preso coscienza dell’apocalisse erotica che sta per esplodere, decide di ostacolare la vendita.
Di certo non è una novità che Palahniuk utilizzi la dipendenza dal piacere sessuale per parlare di altro tipo di dipendenze o che utilizzi il sesso come mezzo per  smascherare debolezze o vanità dei suoi personaggi, ma in questo caso tematiche più profonde (e interessanti) sono messe da parte per il puro gusto d’intrattenimento parodistico. Infatti, più che Cenerentola, i protagonisti e le vicende sembrano più vicini a 50 sfumature di grigio ma in chiave del tutto umoristica e distaccata. Situazioni che dovrebbero essere altamente drammatiche o erotiche in ogni caso, più o meno consapevolmente, risultano divertenti e spiazzanti. La vera novità risiede però nello stile: la lettura è scorrevole e la sintassi tradizionale, come tradizionale è la fiaba a cui si dovrebbe ispirare. Per quando l’assurdo happy ending riesca a strappare l’ennesima risata, il libro nel complesso, un po’ l’assurdità della storia, un po’ perché davvero la psicologia femminile Palahniuk non la capisce, rimane un dimenticabile divertissement dell’autore. Si preferisce ricordarlo per momenti invece memorabili, in cui, quasi contro la sua stessa volontà, riusciva in una sola frase a restituire l’intero significato di un’opera, e ispirando un regista della portata di Fincher:

(…) Compri mobili. Dici a te stesso, questo è il divano della mia vita. Compri il divano, poi per un paio d’anni sei soddisfatto al pensiero che, dovesse andare tutto storto, almeno hai risolto il problema divano.

Poi il giusto servizio di piatti. Poi il letto perfetto. Le tende. Il tappeto.

Poi sei intrappolato nel tuo bel nido e le cose che una volta possedevi, ora possiedono te.

(Fight Club, capitolo 5)

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